ARTISTA BEACH HOUSE

23 ottobre 2014 - ore 21:00
Focus on: BEACH HOUSE
Interviene Edoardo Bridda (Sentireascoltare)

@Cineporto di Bari
In streaming nei Cineporti di Lecce e Foggia
INGRESSO GRATUITO

La musica sognante del duo di Baltimora raccontata attraverso i suoi album e i suoi video a metà fra surrealismo e stupore.

 

Il percorso dei Beach House sa di predestinazione, riporta indietro il tempo alle origini del dream pop, ai Cocteau Twins, agli Opal. A quando da noccioli di voce e chitarra nascevano alchimie uniche, storie semplici, domestiche, con un portato però tutto generazionale, nato per i posteri
Edoardo Bridda

I Beach House mettono in fila una serie di brani in cui melanconia e romanticismo convivono alla perfezione nell’intreccio di riverberi e canto
Michele Casella

La band ha variato nell’aspetto visivo alla ricerca di una strada, un percorso che ha portato al tema del viaggio, dello spostamento, fisico e temporale, tra luoghi e dimensioni differenti
Marilù Ursi

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VIDEO VIDEO


APPROFONDIMENTI

Un percorso lineare, via via sempre più amplificato e vivido, un sogno che s’avvera. Il percorso dei Beach House, ovvero Victoria Legrand e Alex Scally, sa di predestinazione, riporta indietro il tempo alle origini del dream pop, ai Cocteau Twins, agli Opal. A quando da noccioli di voce e chitarra nascevano alchimie uniche, storie semplici, domestiche, con un portato però tutto generazionale, nato per i posteri. La loro storia, musicalmente, a dir il vero, non è facilmente riconducibile a questo o quel protagonista storico del movimento, mancano i riferimenti diretti alle wave, al blues, allo shoegaze e a tanta looping elettronica del dream; semmai la loro passione per la lentezza ha portato ad altrettanti paragoni con Red House Painters, Tarnation, Dakota Suite e soprattutto Low; il loro però, è un cammino singolare, unico, un crescendo agrodolce e bohemien, una seppiata unione di antiche fragranze mitteleuropee e americane tra i profumi vocali, gli organi grevi e il contralto di lei e gli arpeggi ariosi e femminei alla sei corde (anche synth) di lui, come se sulle teste della coppia volassero nuvole gonfie di pioggia e lo studio di registrazione fosse una vecchia soffitta di specchi, un portale della memoria. Continua...
«I find it really hard to go to a Beach House concert. I see the way people look at Victoria Legrand. It's like I'm revisiting what it was like to see a sea of thousands of faces look at Elizabeth, just madly in love with her… I think it's really emotional, their music». Simon Raymonde (Cocteau Twins) «Under the Radar», November/December 2013

Ci sono suoni che entrano nell’immaginario collettivo per diventare dei veri marker generazionali. Sono quelli che segnano il tempo in maniera indelebile, che ti risucchiano d’improvviso nel passato, spesso saccheggiati da giovani musicisti in mancanza di ispirazione. E poi c’è qualcosa di più, ci sono suoni talmente originali da risultare permanenti, capaci di racchiudere l’essenza di una scena e difficili da copiare senza far gridare al plagio. La 4AD di Ivo Watts-Russell è senza dubbio una delle poche etichette discografiche le cui musiche appartengono a questa seconda categoria, una label che nel ventennio '80-'90 ha radicalmente cambiato la musica britannica moderna e integrato la classicità con le spinte innovative dell’elettronica. Dall’ecletticità della 4AD sono arrivate le urgenze espressive di una manciata di band, ottimamente sintetizzate in due memorabili compilation: la splendida Lonely Is an Eyesore (1987) e la (quasi) irreperibile Lilliput. Si tratta di gruppi che attingono a folk, rock, barocco e classica contemporanea, miscelando l’estetica del post-punk alle armonie più eteree del pop. Stiamo parlando di Dead Can Dance, Lush, The Wolfgang Press, Throwing Muses, ma soprattutto di This Mortal Coil e Cocteau Twins. Continua...
Tutto cominciò con un viaggio, quando nel 2004 Victoria Legrand da Philadelphia si spostò a Baltimora, conobbe Alex Scally e mise in piedi il duo che avrebbe dato vita ai Beach House; la storia proseguì con un viaggio quando nel 2005 il neonato gruppo girò il suo primo video (Apple Orchard), amatoriale, sul treno che collega Philadelphia a New York e che anticipò di un anno l’uscita dell’album di esordio della band (Beach House). Lo sguardo del gruppo è quello di un continuo spostamento tra i paesaggi statunitensi desertici: dal videoclip di Used to Be, brano contenuto nel terzo disco Teen Dream, fino ad arrivare al cortometraggio Forever Still, che ha accompagnato l’uscita dell’ultimo CD Bloom. Continua...