ARTISTA DAFT PUNK

30 ottobre 2014 - ore 21:00
Focus on: DAFT PUNK
Interviene Cecilia Ermini (Il Manifesto)

@Cineporto di Bari
In streaming nei Cineporti di Lecce e Foggia
INGRESSO GRATUITO

Il duo francese più hype del pianeta raccontato attraverso il suo percorso visuale cibernetico e il personalissimo incrocio di dance e funk.

 

Al servizio di selfie, immagine scrutante del proprio volto servita a tutte le ore del giorno, i Daft punk rispondono con l’occultamento, l’assenza, la sottrazione del servizio di autoimposizione all’altro h24
Leonardo Gregorio

Soltanto i Daft Punk hanno saputo alimentare, con il mistero dell’anonimato e l’altissima qualità musicale, una mitologia quasi da fantascienza superando il corpo divistico/musicale quasi in chiave cronenberghiana
Cecilia Ermini

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APPROFONDIMENTI

Ha un effetto straordinariamente detossinante cercare le loro facce e non trovarle dietro i caschi robotici. I Daft Punk ci sono ma non si vedono, buona parte dei componenti del contemporaneo star system si vede ossessivamente ma non c’è. Al servizio di selfie, immagine scrutante del proprio volto servita a tutte le ore del giorno, qui si risponde con l’occultamento, l’assenza, la sottrazione del servizio di autoimposizione all’altro h24 (rarissime le foto diffuse che li ritraggono ‘dal vero’). Continua...
1997-2007. Tralasciando, per motivi spazio-temporali, tutto ciò che questo decennio ha rappresentato per la musica contemporanea e la sua fruizione (l’avvento di Napster in primis), è bene considerare queste due date come nascita e apoteosi di un’evoluzione (all’epoca impensabile) di un genere come l’elettronica, capace di tramutarsi da culto riservato a pochi eletti a music for the masses da stadio, in modo particolare nella fruizione live degli sforzi sintetizzati di tanti artisti e dj.
Le due date non sono affatto casuali visto che il cuore pulsante di questa rivoluzione coincide con due tour (e due CD live) del duo francese Daft Punk, unici esemplari di quel bestiario elettrico, esploso negli anni ’90, ad aver addirittura incrementato popolarità e mitologia, al contrario di tanti gruppi (o singoli) esplosi nei club dell'epoca – Cassius, Etienne de Crecy, Modjo, solo per citarne alcuni. Soltanto i Daft Punk hanno saputo alimentare, con il mistero dell’anonimato e l’altissima qualità musicale, una mitologia quasi da fantascienza superando il corpo divistico/musicale quasi in chiave cronenberghiana. Continua...
Michel Gondry ricorda bene il suo incontro con i Daft Punk e i dubbi iniziali sul videoclip da realizzare per loro. Nel documentario a più mani I’ve Been Twelve Forever (2003), parlando della produzione e delle invenzioni di Around the World, il regista racconta infatti che «durante la conversazione fu menzionata la parola ‘dance’»: parola tradotta spesso nei videoclip in un modo che «è sempre tutto energia e sesso, con la coreografia tagliata a pezzi per esaltare il ritmo del montaggio. Tutto quello che odio». «Così ho ascoltato la canzone in continuazione […]. Ho separato ogni strumento nella mia mente. Ho realizzato come la musica fosse geniale e semplice al tempo stesso», ci dice Gondry. Continua...